La
Trentacinquesima Mossa
di
Albini Dario
Era la sera dell'11 Ottobre del 1911.
William James McEvan ex padre gesuita, abitava in una casa in Saint
Morphy st. con la moglie e le due figlie. Lasciò l'ordine sette anni
prima a seguito di una profonda crisi mistica.
CiÚ avvenne quando osservando il mare scoprì il nulla.
Lo sfrangersi delle onde, senza tempo come il loro ricordo,
improvvisamente gli parve la mesta rappresentazione di un destino
casuale. Tutti quei flutti erano destinati al morire senza un perchÈ
contro la terra che cercavano sin dall'inizio del loro viaggio. Aveva
sempre pensato che tutte le onde fossero parte dell'oceano, ma ora si
rendeva conto che il loro era uno sbattersi senza ritorno. Il mare
trovava altra materia per continuare il suo eterno morire, attraverso le
lacrime dell'acqua morta. La pioggia.
Non trovava più speranza di rinascita ne' resurrezione, il padre era
diventato il nulla con il suo straziante gioco di casi.
La figura di Dio e quella del nulla coincisero generando un creatore
senz'anima e senza coscienza attraverso il quale la vita diventava
solo un avvenimento casuale nello scorrere privo di senso dell'eternità.
Era comunque rimasto un uomo fortemente
spirituale.
La sua spiritualità nonostante tutto fu accuita dalla crisi. Non erano
rare le notti passate sveglio a leggere e rileggere passi della Bibbia,
della Cabala, della Torà o di qualsiasi altro testo trovasse tracce del
Dio Perduto.
S'interessava in particolar modo alle rappresentazioni di fede dei
fedeli comuni ritenendo che l'esistenza di Dio necessitava passare per
la possibilità di essere compresa da chiunque non soltanto dai dotti e
dagli eruditi. Per questo s'istruiva sui misteri dei pellegrinaggi
informandosi parallelamente anche dei valori esoterici che potessero
avere. Lesse così circa i tre cammini di fede più importanti, il
Cammino di Coppe, verso Gerusalemme, il Cammino di Spade, per Santiago
de Compostela e il Cammino di Bastoni per Roma.
Lesse più volte 'La Guida del Pellegrino' scritta da Aymeric Picaud
lungo il cammino per Santiago di Compostela, trovandola una delle
testimonianze più utili sulla quale cercare d'avere la nuova
comprensione su quale entità fosse davvero Dio.
Le sue letture miravano a definire Dio
passando per gli opposti delle sue manifestazioni di fede, leggeva i
testi sacri come quelli definiti eretici, sia i testi illuministi dove
Dio emergeva come una logica emanazione della ragione umana sia quelli
agostiniani colmi di devozione.
Eppure da nessuna di queste idee riusciva ad estrarre l'assoluta
certezza della fede.
E l'idea che si faceva sempre più strada era che Dio non esisteva o
fosse solamente una creazione della mente dell'uomo, nato dal
sentimento d'incompletezza e imperfezione che l'uomo ebbe da sempre
nei confronti dell'ambiente che lo sovrastava e che poteva sancire
vita e morte da un momento all'altro.
L'idea di un creatore, buono o quanto meno consapevole dietro tutto
questo non-senso era l'idea più rassicurante che l'uomo potesse
concepire per dare un'apparenza di sicurezza ad un mondo che non
pareva affatto fatto per lui. Così in lui nacque il concetto di Dio.
Gli parve da subito illusorio come le sue promesse ai popoli.
In tutto questo, però non tornava il senso sfuggente del destino, della
presenza di qualcosa dall'altra parte che hanno tutti gli uomini
almeno per un attimo in tutta la propria vita. Fosse questa un'altra
illusione antropologica o l'esistenza di un'incognita dimensione
dell'animo non poteva saperlo, ma era questo ciò che lo spingeva a
capire.
La prerogativa di qualsiasi fede, anche a costo del fallimento, e'
eludere l'irreparabile.
Negli ultimi anni, attraverso un amico che
giocava nel leggendario St.George's conobbe il gioco degli
scacchi.Come molte persone di fronte allo stesso avvenimento, gli parve
che dell'inizio della propria vita non stesse aspettando altro.
Si appassionò al gioco immediatamente ed iniziò a ritagliargli uno
spazio sempre maggiore vicino alle sue ricerche teologiche.
Questo non avveniva perché le snervanti ricerche e gli interminabili
studi necessitassero lo sfogo rilassante di un gioco, ma perché McEvans
via via vedeva negli scacchi un'importante strumento di quella stessa
ricerca.
Divenne egli stesso un giocatore del St.George's e poi un riconosciuto
maestro.
Come Jan Hus prima di lui, trovò negli
scacchi una finestra sull'infinito che gli permetteva di osservare le
vie della vita e di ritrovare un'apparente senso, o per lo meno una
causa di esso, nel susseguirsi degli eventi.
L'impressione che aveva giocando, era di guardare la vita dall'alto,
potendone scorgere tutti legami, celati ed evidenti, i segreti via via
sempre più nascosti e profondi, e più si addentrava in questi corridoi
di perfezione più la loro grandezza impallidiva in confronto
all'immensità dei nuovi incontrati.
Osservando il muoversi dei pezzi dall'alto aveva l'impressione di
essere Dio, intento nel guardare lo scorrere dell'esistenza umana.
Di fronte alla scacchiera si dimenticava di qualsiasi altra cosa, della
moglie, delle figlie perfino di mangiare o dormire ed il suo stupore
cresceva nel rendersi conto che questa era cosa normale a tutti gli
scacchisti.
Giorni e notti insonni si susseguirono con maggiore frequenza, gli
scacchi come l'amore e la birra hanno il potere di rendere un uomo
felice e McEvans non disdegnava nessuna di questi tre aspetti.
Gli sacchi si dimostrarono una così grande rivelazione che giunse
infine all'estrema azione di sostituire, nella sua ricerca teologica,
gli scacchi ai testi sacri.
La moglie, una donna dalla solida formazione cattolica,dopo
quest'ultimo evento, iniziava a vedere di cattivo occhio la nuova
ricerca del marito.
Aveva accettato 'l'assenteismo casalingo' dovuto alla ricerca
disperata della risposta su chi fosse davvero Dio, ma questo la sua
educazione la portava ad accettarlo solo entro i limiti di una ricerca
che avesse connotati cattolici. Quando iniziò la lettura anche di testi
esoterici, lo studio dei templari e di altri libri che alla dottrina
cattolica apparivano poco consoni a una 'sana ricerca di fede' i
rapporti verso il marito iniziarono a divenire più tesi.
Iniziarono così diverbi sempre più violenti tra la concezione
convenzionale e rigida della ricerca propria della moglie e quella
libera, drammatica e assoluta del marito, la quale guardava sotto ogni
ombra del mondo e dietro ogni passo dell'uomo, senza ne guida né pace
e per questo era diventata eretica.
Si susseguivano violente dispute verbali in particolare sugli scacchi in
quanto apparivano alla moglie come la più eclatante dimostrazione della
futile follia della nuova ricerca della marito.
La donna gli rimproverava con frequenza che la vita non fosse
sufficientemente lunga per gli scacchi come diceva Lord Byron, ma questo
non costituiva per lui un problema in quanto lo vedeva come un problema
della vita e non degli scacchi.
'Gli scacchi sono talmente belli che vale ben la pena di spenderci la
vita' era solito aggiungere.
Giacomo I spiegò quanto gli scacchi fossero tanto cosa saggia quanto
una pazzia filosofica e Goethe sostenne che fossero il metro di giudizio
dell'intelligenza, questi diventarono importanti argomenti per
legittimare la sua passione alle contestazioni della mogli. A questi
pareri dotti si aggiungevano anche i compiaciuti commenti di alcuni
eccentrici maestri del circolo che sostenevano che chi dicesse di non
capire gli scacchi era in realtà chi non capiva niente.
Era ormai questa la sua vera occupazione ed
era attraverso ciò che rimaneva in contatto con la sua ricerca.
Si avvicinava allo stesso delirio allucinatorio, o alla stessa
illuminazione, dell'ex-campione del mondo Willhelm Steinitz il quale a
fine carriera sosteneva di saper giocare a scacchi contro Dio e di
concedergli anche il vantaggio di un pedone.
E fu questo, quasi ciò che venne
preannunciato in quella sera dell' 11 ottobre 1911.
William J. McEvan era appena rientrato in casa.
Sua moglie stava cucinando e le bambine giocavano nella loro camera.
C'era un'atmosfera di sospensione all'interno dell'abitazione,
le ombre parevano si stessero allungando sulla luce e il silenzio era
profondo come una stanza vuota.
Camminò verso l'attaccapanni con il soprabito in mano quando a metà
del corridoio incontrò la moglie bloccata di fronte all'entrata del
salotto completamente buio.
La donna pareva stesse fissando qualcosa nell'oscurità a giudicare
dalla fissità e dell'attenzione dello sguardo, ma non riusciva a
capire cosa potesse distinguersi tanto nitidamente in quell'ombra
silenziosa.
Pensò a un ladro, o alla presenza di qualche sconosciuto in casa, ma
gli parve subito improbabile inoltre, la reazione della moglie, sarebbe
di certo stata un'altra.
Pensò che quello stato di blocco fosse dovuto a qualche rumore
strano" ma cosa poteva esserci di tanto spaventoso da poter fare un
rumore capace di creare uno stato quasi di lucida trance nella moglie?
La toccò, la donna appariva completamente presente ma non diede
risposta.
Allora non gli rimase che voltarsi verso il salotto e guardare
anch'esso in quel buio artificiale.
Il suo sguardo, la sua coscienza e la sua
ragione furono improvvisamente richiamate dall'enorme vuoto della
tenebra e la sensazione di un'attesa per qualcosa di imminente gli si
infilò sotto la pelle e dentro al cuore.
Sentiva il rumore profondo di un' enigmatico vento nelle orecchie, però
era un vento strano"che
non aveva mai sentito prima e pareva scorrere nel vuoto senza incontrare
niente lungo la sua corsa dando l'impressione di avvolgere tutti i
mondi e tutte le stelle"eppure di non farsi sentire sulla pelle mai.
Questo vento era ciò che gli dava la sensazione dell' attesa per
qualcosa di imminente e immenso che stava per giungere.
Furono attimi che si dilatarono in spezzoni di eternità e ognuno di
essi pareva allo stesso tempo diverso e medesimo dal precedente con il
quale, in realtà, non aveva divisione.
Fu al culmine di tale sensazione di inevitabile eterno, che sentì la
voce provenire dalla notte del tempo di colui che si definì"Dio.
'Sto per venire.
Colui che cerca é,
e il non essere é il nulla agli occhi del dubbio.
Verrò. E verrò per uno di voi."
Sentì passare il vento nel profondo
dell'animo e aprirsi un pertugio tra un pensiero e l'altro fuggendo,
per andarsene di nuovo tra le immensità del tempo.
Sentiva l'indefinito e l'assoluto scomporsi travolgente vertigine,
finché non riapparve il familiare buio del salotto.
-'Hai sentito anche tu?'
-'Sì.
"era Dio"'
-'Almeno così ha detto di
chiamarsi"'
-'Lascia stare la tua ironia almeno
adesso William per favore"
Non capisci ci é apparso Dio e si annunciato, a
noi"E'"E'"sconvolgente.'
-'Dio"dio"dio"
sì"dio"'
-'Santo cielo, adesso cosa dobbiamo
pensare William? Dio ci ha parlato" é una rivelazione un
miracolo"un miracolo"ma cosa posso farmene di questo miracolo"
Dovremmo dirlo a tutti,forse "no" mi prenderebbero per una
pazza"ma cosa vuol dire?
Dio mi si é rivelato"io ci credo"verrò presa per folle come i
santi apostoli"non so'"William.Cosa dobbiamo fare? Sei un padre
gesuita, sai cosa fare vero? Dimmelo per favore!
-'Cara, sai bene che non lo sono più..'
-'Lo so, lo so!Ma lo sei stato, insomma
sei stato un membro della chiesa cattolica! non so cosa fare, non so
cosa pensare"William per favore!Ho paura!'
-'Ha!Eccola la fede cattolica!Adorano un
dio buono e misericordioso, lo chiamano padre e quando si rivela dopo
secoli di silenzio, cosa fanno? Tremano dalla paura!
Adela, se tu credi davvero nella tua fede hai di cui aver paura, é tuo
padre colui che ti ha parlato, hai forse paura di tuo padre? Chiamalo
come vuoi dio, padre, papà, babbo, ma é sempre lui che ti ha parlato.
L'essenza di Dio non é legata al nome che gli diamo.'
'Ma é Dio!William, come puoi chiamarlo
con dei nomi"così"così"non so', non sono nomi per Dio.'
-'Così stupidi?Così come, cara?Così
puerili?Infantili?Insulsi? A tuo padre hai sempre dato un nome insulso?
Arrivare a chiamare papà dio é forse il più grande atto di vicinanza
che l'uomo può fare nei suoi confronti.'
-'Ma poi William!Mio Padre! Sei matto?
E' sempre Dio"e gli si deve reverenza, devozione"'
-'Ha sempre preteso di essere chiamato
padre e voi siete sempre stati felici di chiamarlo padre! E adesso che
succede? Ti rendi conto che con i secoli di dogmi, dottrine, regole,
preghiere avete ucciso la vostra fede e l'idea di padre in voi?
E poi quale devozione e quale reverenza si é davvero meritato in secoli
di silenzio??Dimmelo! Un dio che non si é mai presentato ai suoi figli
quando questi lo chiamavano con la voce della disperazione o con la voce
di ogni giorno non può accampare nessuna pretesa di devozione o di
rispetto per sé stesso! Che si dimentichi il suo paradiso e il suo
inferno e ci lasci in pace da soli sulla terra!'
-'Ma proprio tu, con i tuoi studi
teologici! Come pensi di parlare di Dio così semplicisticamente??Egli
é al di là di tutte le nostre possibili parole e di tutte le nostre
definizioni.Egli non é davvero concepibile o esprimibile" lo sai
bene.'
-'Allora fermiamoci di fronte
all'impossibilità della definizioni di dio!
Non pensiamoci più e non discutiamone.E' impossibile. Pace.Millenni
di frustranti pensieri e speranze dolorose sono stati una grande perdita
di tempo.Bene"continuiamo per la nostra strada senza cercare di capire
altro, eviteremo così inutili patemi d'animo e avremo più tempo per
giocare al whist!Ha!'
-'"Non é questo il discorso"'
-'E allora qual'e'? Il più grande
discorso teologico vale tanto quanto la suola della mia scarpa se non può
essere compreso da qualsiasi uomo. Un dio che é comprensibile solo dai
dotti o dai saggi non é degno di essere chiamato dio!'
-'Ma tu!Tu! Come ti permetti di parlare
di Dio senza neppure crederci!Ateo! Con l'arroganza di un grande Padre
della chiesa!'
-'Le mie ingiurie nei confronti di dio
sanno essergli più vicino di tutte le vostre vuote preghiere e sei
sicura di poter chiamare davvero ateo, o eretico un uomo che sa ancora
rivolgersi a dio col 'tu'?'
-'Non puoi sempre affidarti alla tua
capacità dialettica per rigirare le accuse che ti si fa! Il tuo é solo
scappare, Non sai guardarti in faccia! E accusi! Accusi!'
-'Eppure non mi hai risposto, la mia non
era una domanda retorica" volevo una risposta.In ogni caso la mia
capacità dialettica é la rappresentazione di una formulazione
superiore del pensiero, non é davvero molto, ma pare sufficiente per
non ottenere risposta da te, credente!'
-'Basta!Mi stai facendo diventare matta
con tutte queste tue folli elucubrazioni mentali!!Sei pazzo!Non so come,
ma sei diventato pazzo William!'
-'Umpf. 'I savi non entreranno nel
regno dei cieli"' Non mi ricordo dove l'ho letto, ma dovrebbe
farti riflettere, prendila come la parola di un sacerdote vero,Adela.'
-'Io dovrei riflettere?TU!Tu dovresti
farlo!
Guarda cosa hai combinato!Con tutti questi discorsi folli ed eretici,
con questa tua ricerca irriverente!Hai portato Dio a chiamare te! Starà
bruciando dall'ira a sentire il suo nome prostituito dai ignominiosi
discorsi! E poi quella tua azione blasfema di sostituire alla sua
ricerca con la bibbia lo stupido gioco degli scacchi! Quelli non sono un
gioco, o meglio, sono una malattia! Una malattia del demonio! Cosa eri
arrivato a dire quando avevi smesso di frequentare la santa messa? 'Ho
smesso di andarci perché trovo Dio più in una partita di scacchi che
in una messa.' Ma ti rendi conto di ciò che dici?? Nella tua pazzia
hai proprio tempo da perdere! Sei pazzo William, sei diventato
completamente pazzo!'
-'Ah! Smettila di abbandonarti a queste
inutili crisi isteriche! Sei patetica davvero. Dov'e' stà scritto
che dio verrà per me o per punirmi? Questo te lo sei inventato. Folle!
Hai travisato il messaggio di dio come ormai si fa con zelante frequenza
da secoli! Una sua promessa diventa la minaccia dell'apocalisse, una
sua parola diventa l'ordine per sterminare uomini, donne,bambini e
popoli interi!
Non ti rendi conto del tuo bigottismo,sei cieca! Sono quelli come te a
uccidere dio a incatenarlo alle regole, nei dogmi e nei doveri! E a
pugnalare la naturalità del gesto di pregarlo e di crederci.
Costringete bambini a dire
mille preghiere quando si svegliano, quando mangiano, quando si
addormentano"ma pensate che dio davvero voglia che un bambino
assonnato si sforzi a dire parole di cui ancora non capisce il senso?
Avete imparato offrire a dio solo sofferenza, dolore, sacrifici e ormai
pensate che lui vi richieda solo quello, non siete più capaci di essere
felici e di vedere felicità nel volto di dio.
E tu,mi vieni a parlare di eresia! Di essere diventato pazzo! Io almeno
compio un atto vero,santo cielo! E non rimango rifugiato alla fede che
mi hanno insegnato per abitudine. Voi credete perché si fa così! Voi
credete perché ve lo hanno insegnato a fare a scuola! Non sapete fare
altro che snocciolare vomitevoli sbrodolate di preconcetti! E nella
vostra fervida insensatezza vi sentite orgogliosi di possedere la verità
su tutte le cose e su tutti gli uomini!Credenti voi non credete. Dio tu
sei un estraneo.
Ormai l'unico credente é colui che non ha
risposta e dio é colui che non esiste.
Ha! E poi tu parli degli scacchi! Senza neanche sapere neanche cosa
siano! Sostieni addirittura che siano una perdita di tempo" ma tu
pensa.Dimmi hai provato a giocare? Conosci la sensazione di trance
illuminata che si prova sulla scacchiera? Capiresti molte cose giocando
che invece nel tuo orgoglioso rifiuto del mondo ignori. Ogni momento
della vita é prezioso é per questo che io gioco a scacchi! Dall'alto
della tua fervente arroganza ti permetti anche ti giudicare i modi con i
quali io mi avvicino a dio? Chi sei tu? Forse dio stesso??'
La donna scioccata dal discorso del marito
non parlava più e lo fissava con gli occhi dell'incredulità. Passò
lunghi minuti con quell'espressione attonita e tramortita nello stesso
tempo a divorare con gli occhi lo sguardo infuocato del marito.
Quando si riebbe, si limitò ad andarsene
in camera a svegliare le bambine e a fare le valigie.
-'William, me ne vado!Se non rinunci a
tutta questa follia!!'
-'Mi dispiace, mi chiedi troppo. Fai buon viaggio.'
La donna partì la sera stessa con le
bambine e William James McEvan rimase solo nella sua casa di St.Morphy
st.
Sua moglie e le bambine gli mancavano, ma
apprezzava la vita trascorsa in solitudine secondo i suoi ritmi vitali.
Ebbe così il tempo di potersi dedicare alla riflessione
sull'enigmatica chiamata da parte di Dio. Si ripeteva la frase udita
durante la visione cercando di coglierne il nesso logico. Eppure
qualcosa in essa gli sfuggiva. Rifletté ancora. La scrisse su di un
foglio di carta, la studiò. Assegnò dei numeri alle parole, diede dei
simboli ai concetti espressi.
Si facevano largo varie soluzioni, ma nessuna tuttavia dall'aspetto
convincente.
Si disse che non gli rimaneva che attendere la presunta venuta
dell'onnipotente e dedurre dalle sue azioni e dalle tracce trovate
analizzando la frase, realtà più profonde e significative che si
sarebbero potute realizzare.
L'enigma lo affascinava, ma ciò che lo
teneva sveglio più di tutto era l'idea di poter assistere finalmente
alla venuta di Dio. Gli interrogativi morali sul fatto di rendere
pubblica o meno la notizia dell'annuncio dell'onnipotente non lo
sfioravano. L'importante era capire qualcosa di più sul perché di
tutto questo.
I disegni di Dio si dice siano imperscrutabili alla mente umana, ammesso
che sia vero, cercare di capirli rimane pur sempre affascinante e McEvan
apprezzava che questo fascino facesse effetto su di lui.
La cosa che lo spaventava maggiormente era temere che questa fosse
un'altra delle promesse non mantenute da Dio. Non voleva aver
accarezzato la speranza di vederlo e di potergli chiedere lume per i
suoi dubbi ed alla fine ritrovarsi a mani vuote.
Non temeva l'ira di Dio. La sua sete di verità sarebbe stata comunque
di certo superiore alla
paura dell'ira. Per questo privatamente sperava che le parole delle
moglie fossero circa la cause dell'intervento di Dio fossero reali. A
occhi aperti gli sembrava alquanto improbabile, ma in fin dei conti gli
bastava che l'onnipotente si presentasse davvero e nient'altro.
Non foss'altro perché agli uomini,comunque doveva delle spiegazioni.
Era la sera del settimo giorno, William
James McEvan stava giocando a scacchi da solo.Stava analizzando la
controversa partita Lasker - Schlecter del campionato del mondo del
1910. Osservava incrociarsi il destino dei due uomini sulla scacchiera,
il primo, detentore del titolo dopo che nel 1894 aveva battuto il primo
campione del mondo Willhelm Steinitz, era in svantaggio di un punto
all'inizio di questa che era l'ultima partita del match. Ci fu
confusione tra gli storici nel riconoscere se i termini dell'incontro
prevedessero il passaggio del titolo allo sfidante con uno oppure con
due punti di vantaggio, fatto sta che Schlecter giocò per vincere anche
questa partita e si trovò in vantaggio fin al momento critico del
match, quando si trattava di concretizzare il vantaggio conseguito. A
quel punto Schlecter mancò di un soffio la continuazione vincente, e
perse. Emanuell Lasker che aveva perso il match fino alla 35esima mossa
si ritrovò in mano la corona che fino a quel momento aveva perso
continuando il suo regno per chissà quanti anni ancora e Carl Schlecter
fallita la sua occasione, venne pressoché dimenticato nella storia del
campionato del mondo.
McEvan analizzava la partita e intuì immediatamente la variante che
avrebbe portato la vittoria al nero con Schlecter. Ci si applicò come
se avesse visto una strada complicata e piena di tensione nello stesso
tempo di particolare chiarezza. Movendo i pezzi sentiva crescere
tensione e soddisfazione. Avvertiva particolarmente la costruzione
intellettuale di una soluzione sfuggita agli altri. Prese del tempo,
quando ricominciò di fronte ad una mossa del bianco rimase attonito,
vedendo svilupparsi improvvisamente e del tutto inaspettatamente il
disegno del campione del mondo cominciato ben prima di quella 35esima
mossa.
McEvan trovò che quel 35esimo tratto esprimeva soltanto la superiorità
di concezione del gioco e non l'errore dell'avversario. Esso non
poteva che essere il massimo costrutto dell'intelligenza umana.
Seguiva lo svilupparsi della partita secondo quella variante.
Rimaneva sempre più affascinato dalla nitidezza del genio e della
compiutezza della concezione di Lasker a riprova della completa
legittimazione del suo primato tra gli dei.
Via via che analizzava, il bianco si portava sempre di più in una
posizione vinta.
Il nero pareva ormai che stesse per essere schiacciato da un momento
all'altro eppure questa conclusione tardava ad arrivare.
Allora abbandonò ogni analisi del gioco, si ricordò delle sue
riflessioni sul mare e quel frangersi e quel rinnovarsi con la pioggia e
quel frangersi e quel rinnovarsi lo portò improvvisamente e lentamente
nello stesso tempo ad una conclusione, se il nero non poteva essere
battuto nemmeno con quella variante le onde del bianco non potevano che
finire nel nulla.
Ritornato all'analisi dell'incontro si stupì della graniticità
delle possibili risposte del nero, che percepiva con un'immediatezza e
una facilità particolarmente strana.
La partita era magnifica, ma la conclusione della variante portava ad un
finale inevitabilmente patto.
Spegnendo l'ennesima sigaretta, si accorse che la stanza era colma di
fumo, aprì la finestra, abbandonò gli scacchi e scese in giardino.
Lì ritrovò quel buio.
Fu Dio ad entrare subito nell'argomento.
-' Pensavi di potermi battere?'
-'Allora eri tu a giocare col nero""
-'A te uomo libero, do sempre il
vantaggio del tratto. Sai a quante varianti dell'uomo io so
rispondere?"
-'A tutte.Ma a nessuna vincente.'
-'Hem.Questa é l'arroganza
dell'uomo.'
-'Questa é la tua stessa arroganza.'
-'Ci confronteremo, sai, in una partita a
scacchi definitiva quando la nostra serata insieme sarà finita. E tu
sai a cosa mi riferisco"Vero?'
-'Tu non rispondi, minacci. La mia fine
é anche la tua fine, chiaro?'
-'Se questo vale per te vale per tutti
gli uomini e se vale per tutti gli uomini vale anche per me. Ma devi
renderti conto che la tua é una ricerca solitaria.'
-'Ci rivedremo alla 35esima mossa della
variante Schlecter.'
-'Il nero e il bianco adesso e domani"e
dopodomani, pattano. Non so come abbiate potuto inventarvi l'eterna
vittoria del bianco.'
-'Non so come abbiamo potuto inventarci
Dio.'
-'Tsk. Uomo stai attento a ciò che
dici" io rimango pur sempre l'onnipotente creatore!'
-'Creatore? Creatore? Creatore di cosa??
Se siamo stati noi a crearti! Eppure: 'Attendere un segno nelle lunghe
notti desolate, fingere l'abbraccio e non averti.
Ma tu"una risposta"mai.' Dall'alto della tua onnipotenza sei
riuscito solo a creare secoli di silenzio! E ora vieni da noi a
rivendicare la tua onnipotenza? La tua onnipotenza risiede solo nella
tua arroganza.'
-' O nella vostra fede"'
-'E noi te la togliamo. In secoli
d'umanità non hai mai fatto nulla per meritartela. Il mio senso della
giustizia mi vieta di mantenere la fede in un Dio che nei secoli ha
saputo esprimere la sua misericordia e la sua benevolenza solo col
silenzio di fronte a massacri e torture subite dai suoi figli. '
-'Il tratto del bianco é sempre
vostro.'
-'Allora muovi! Perché sono secoli che
aspettiamo la tua risposta.'
Dopo non ci fu più buio nel giardino e il
fumo dalla stanza era completamente uscito.
McEvan tornò verso casa borbottando tra sé
e sé ' Di scacchi ce ne sono molti, ma soltanto uno é Matto.'
Seppe che la scomparsa di Dio era la prima risposta del nero. Adesso
toccava a lui muovere.
Uscì da una finestra.
-∞-∞-∞-
'Così tu vuoi continuare la partita?'
-'Allora eccoti uomo, continui a
perseguire la tua ricerca con arroganza... Vuoi conoscere la Verità? La
Suprema Verità??
E allora vieni mortale! Vieni con me!
Fino alla fine del mondo!!'
alla fine del mondo.
-'Io,non
vedo la luce del Creatore nei tuoi occhi,Dio"
Sei soltanto l'ombra del creatore che ho
immaginato nei tempi bui della mia fede. Ma il dolore di essermi
scoperto illuso e pari al dolore di rendermi conto della tua verità.
Non sò cosa sia meglio. Ma ora dubito addirittura se il meglio per
l'uomo esista.
Può un'entità perfetta quale voi pensate che io sia, dare vita ad
una creazione imperfetta?
Il tempo di pensare e credere ad un creatore divino e perfetto se
n'e' andato...ormai c'é rimasto solo Dio.'
-'Gli
uomini si interrogano sul del destino del loro destino. Gli uomini si
chiedono se esisto. Gli uomini si sentono di passaggio in questa vita e
cercate la felicità. Ma non vi rendete conto che la vostra felicità e
intrisa di quella malinconia placidamente infinita che una volta
passata, lascia un sedimento di pace nel cuore che provate solo quando
contemplate la vostra passeggita nel mondo da lontano.
Non vi ha mai fatto riflettere questo? Sì,l'ha
fattoe chissà quante volte.
Ma ora, figlio, posso rispondervi.
Ti sei spinto molto oltre e hai guadagnato ciò che ora sto per dirti.
La verità é che io non sono altro che una creatura condannata. Come ti
sentiresti a vegliare per l'eternità dei tempi in solitudine?
Non ci avevate mai pensato vero che Dio é talmente grande da essere per
tutti irraggiungibilmente lontano e irragiungibilemte solo.
Ho cercato, ho sperato che ci fosse qualcuno anche per me...un padre, un
amico. Qualcuno che sò mi guardi dall'alto quando piango il grande
vuoto sulle stelle. Ho creato la vita e ho creato l'uomo in un disperato
tentativo di trovare consolazione, cercavo la rendenzione dalle mie
paure sapendo che qualcuno nel mio creato poteva essere felice. E' stata
la mia trentacinquesima mossa. Ma siamo tutti qui ad aspettare qualcuno.
E nessuno sà chi passerà.
Abbiamo pattato.
Ho confessato.
Ma cos'é cambiato ora Il mio infinito naufragio nel tempo migliorerà?
No,non lo farà.
Così voi avete il mio silenzio ed io la mia solitudine . Perché
essere?. Non ci saranno altre varianti , altre mosse.
Sto farneticando.
Ho detto troppo.
Ma non ha importanza,la sera vien cantando.
Uomo!
La fine del mondo é per me.
Non avevi mai pensato ad un Dio che potesse
commettere suicidio,vero?
Io sono Dio solo perché voi mi pensate, non esisterebbe nulla se
nessuno pensasse a qualcosa.
Quindi da creatore sono diventato creato e voi da uomini a Dio.
Siete abbastanza grandi per poter sopravvivere senza di me ormai.
Addio figlioli.'
"Siamo l'uno nell'altro come padre e figlio, la partita é
patta. Ma ci mancherai."